Marmotta

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Questo simpatico roditore, dalla pelliccia folta e morbida, presente in tutto il territorio della Svizzera, predilige come habitat d’elezione le alte montagne; lassù lo incontriamo sui pascoli, oltre i 1400 metri d’altitudine, anche se non è raro incontrarla più in basso, dove trova tutto quanto gli è necessario per sopravvivere,.

Si tratta di un mammifero assai specializzato, che vive in profonde tane, ben adattato alla vita spartana che l’alta montagna impone; si nutre quasi esclusivamente di vegetali: erbe e radici. Dobbiamo dire “quasi” poiché in verità non disdegna, nella bella stagione, grossi insetti, come coleotteri e cavallette, e pare predi persino uova di uccelli e nidiacei. Recenti ricerche effettuate sull’arco alpino, indirizzate allo studio della Pernice bianca e alle cause che potrebbero influire sulla sua rarefazione, hanno evidenziato come in alcune circostanze si sia potuto notare, proprio da parte delle marmotte, la predazione di uova in nidi predisposti per l’osservazione. Si è trattato sicuramente di situazioni eccezionali, che non determinano assolutamente una regola, ma che possono fare riflettere su alcuni meccanismi che possono intervenire nei rapporti interspecifici, e ci invitano a non dare mai nulla per scontato.

Nonostante alcune licenze, possiamo collocare tranquillamente la marmotta dentro un anello della catena alimentare ben definito, quello degli erbivori, che gioca un importantissimo ruolo a favore dei grandi predatori.

Se guardiamo con grande interesse e soddisfazione la presenza dell’aquila reale sulle nostre montagne, non dobbiamo dimenticare che il successo di questo splendido rapace è da attribuire in primo luogo all’altrettanto importante successo riproduttivo e di adattamento ambientale della marmotta.

La vita della marmotta è una vita dura, sempre esposta ai pericoli della predazione, alle inclemenze del tempo e alla frugalità del cibo dei pascoli montani.

Per i loro insediamenti le marmotte prediligono i versanti rivolti a sud, più assolati, che offrono alla specie ottime  opportunità alimentari.

Le diverse popolazioni godono ottima salute, ma non dimentichiamo che, come tutte le specie di erbivori in espansione, devono essere tenute sotto controllo, in quanto un eccessivo e incontrollato soprannumero potrebbe nuocere alla specie stessa ed innescare meccanismi di sovraesposizione alle malattie e di contrazione improvvisa della popolazione, causando così squilibri all’ecosistema. Per le marmotte questo problema è relativo, in quanto la presenza dell’aquila reale costituisce un validissimo elemento naturale di equilibrio della diffusione della specie.

Questi simpatici roditori vivono generalmente in quartieri estivi e quartieri invernali.

D’estate nelle gallerie troviamo le femmine con i piccoli, spesso con altri giovani nati due anni prima, il che fa supporre che le gravidanze si alternino ogni due anni. Nelle grosse colonie spesso i rifugi dei nuclei familiari sono collegati tra loro, così da formare una sorta di rete interconnessa. In fondo ai cunicoli, che possono essere lunghi da tre a dieci metri ed oltre, troviamo una “camera” abbastanza ampia, a volte anche più di una, con fieno e paglia, che funge da lettiera e da nido per i piccoli.

La maturità sessuale è raggiunta al terzo o quarto anno, e gli amori si collocano all’inizio della primavera, appena terminato il letargo, verso fine aprile - inizio maggio. Al termine della gestazione, che dura circa 34 giorni, nascono generalmente 2/3 piccoli, che prenderanno il latte per circa un mese e mezzo, ma che rimarranno con la madre fino a due anni.

Giocosi e sempre in movimento, i piccoli sono un vero spettacolo quando si rincorrono, ruzzolano e mimano lotte e sfide a suon di spintoni e morsi.

A sorvegliare le colonie c’è sempre una sentinella, ben eretta sulle zampe posteriori e attenta ad ogni pericolo, specialmente se proviene dal cielo. Un fischio di allarme e la colonia scompare dentro i rifugi approfittando dell’entrata più vicina.

Verso metà settembre possiamo osservare tra le marmotte un’attività molto intensa, quando si apprestano a sistemare, in vista del lungo letargo, i loro nuovi rifugi: con un andirivieni affrettato e continuo le possiamo vedere che portano in bocca, a mo’ di baffoni che ricordano le caricature ottocentesche, fieno e paglie per l’allestimento del covo invernale.

Oltre che dall’Aquila, per la quale rappresenta, dalla primavera al tardo autunno, oltre l’80% dell’alimentazione, la marmotta si deve guardare dalla volpe e, occasionalmente, anche dal Pellegrino, dall’Astore e dal Covo imperiale.

Sono da molti considerate le sentinelle delle nostre Alpi.

  Flavio Galizzi